Questo viaggio mi obbliga ad una breve riflessione.
Un viaggiatore poco sensibile non si accorgerebbe di niente,
i luoghi turistici sono tutti segnalati,
i monasteri sono stati ricostruiti per volere delle autorità  cinesi,
cordialità e disponibilità sono le regole principali,
stupisce la pulizia delle strade e piazze,  impressiona la geometria urbanistica di stampo cinese che ricorda l’ Europa dell ‘ Est tanti anni fa.
Ma non è così……………
Cinquant’anni di colonizzazione, torture, violenze, sono trascorsi nell’ indifferenza totale della comunità internazionale.
La presenza dell’esercito cinese si sente negli innumerevoli posti di blocco lungo la strada, dove soldati con lo sguardo marziale ti obbligano a rallentare per poi farti segno di proseguire.
La vedi a presidio delle gallerie sull’attenti in mezzo al niente ,con lo sguardo fisso nel vuoto.
Finchè non si arriva a Lhasa……….
In perfetta tenuta antisommossa, pesantemente equipaggiati con fucili d’assalto, sono come falchi appostati sui tetti ed agli angoli delle strade, te li trovi lì, d’estate e d’inverno, con i loro occhi a mandorla e la loro presenza arrogante, a presiedere un popolo che si rifiuta di estinguersi.


Plebi smisurate di viandanti, vestiti di stracci e saggezza, quella tramandata di padre in figlio di generazione in generazione, li sfida, percorrendo la kora ( tipo la via crucis ) sotto lo sguardo attento dei soldati schierati in  pattuglia  lungo tutto questo fiume in piena intento a percorrere la via sacra. Ho visto fedeli buttarsi ai piedi dei soldati senza cedere loro il passo, ho visto l’orgoglio e la fede nei visi di questa gente , ed è proprio questo tipo di fede intensa  che i cinesi tentano invano di cancellare da piu’ di cinquant’anni.
Io non so quale sarà il futuro del popolo tibetano che io comunque spero migliore di questo triste presente e voglio concludere questa breve riflessione con una osservazione e una frase di J F K , cambiando ovviamente il soggetto, pronunciata  in una  Berlino  di tanti anni fa:
 io sono con i tibetani
" io sono un tibetano ".





Il POTALA  è il piu’ monumentale degli edifici tibetani inserito dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.  Simboleggia la potenza di questo popolo nel 17° secolo.




JOKHANG  questo è il piu’ sacro e  antico edificio del Tibet  edificato intorno al 600 d.C.  racchiude la famosa statua del Buddha portata dalla principessa ( cinese o nepalese ) sposa del re  Gampo Songtsen. Durante la rivoluzione culturale venne adibito a stalla.  Successivamente ricostruito, all’epoca della rivolta del 1959  venne parzialmente distrutto. Fu qui che l’attuale Dalai Lama allora quindicenne seppe dell’invasione cinese mentre si preparava agli esami. Fu sempre qui che il Panchai Lama ritornato dall’esilio dopo 18 anni si rifiutò di sedersi sul trono del Dalai  Lama in segno di rispetto per la cerimonia inaugurale del capodanno del 1987 provocando la collera e la dura reazione delle autorità cinesi.




 SAMYE  Attraversando dune di sabbia arriviamo al complesso monastico di Samye.
Costruito intorno al  XIII  secolo d. C.  probabilmente su fondazioni piu’  antiche, simboleggiava il nuovo ordine cosmico a seguito della comparsa del buddismo in Tibet.
Come la maggior parte dei monasteri , fu raso al suolo durante la rivoluzione culturale. Fortunatamente un anziano della zona aveva conservato alcune vecchie foto, grazie alle quali fu possibile ricostruire il tutto.




YAMBULAKANG è ritenuta la piu’ antica fortezza del Tibet risalente al leggendario re Nyari vissuto nel IV sec. d.C.  che provenendo dall’India portò con se i testi Buddisti in Sanscrito . Situato sulla cima di una collina percorsa da lunghe rampe di scale, a causa dell’altitudine ci si arriva col fiatone ma il panorama che vi si gode è stupendo. Vengo distratto da una litania proveniente dall’interno del monastero  e varcata la porta mi ritrovo in una stanza in penombra, mi sento avvolto da  uno strano odore, intenso,  che mi ricorda la cantina di mio nonno, piena di roba vecchia mista a polvere e ricordi di un tempo che non cè piu. Appoggiati alle pareti sono rappresentati tutti i grandi personaggi che hanno fatto la storia del Tibet e nel mezzo di questa stanza i monaci chini sui loro testi sacri intenti a recitare le loro preghiere.





Norbulingka  e  la residenza estiva del  Dalai  Lama. Da qui il 17 marzo 1959 fuggì in esilio quando la residenza venne bombardata.


fondata nel 1416 fu il piu’ grande complesso monastico del Tibet , sede della piu’ potente delle 3 università di Lhasa  e sede dei berretti gialli,  fino alla costruzione del Potala rimase il centro del potere politico e monastico piu’ potente del mondo. Tempio del sapere , attirò i piu’ prestigiosi intellettuali laici e religiosi dell’epoca.







Sera è uno dei 4  grandi monasteri dei berretti gialli. Famoso per gli insegnamenti tantrici i monaci erano anche guerrieri addestrati all’uso delle armi. Il monastero è spesso all’origine di manifestazioni anticinesi.





MONASTERO DI GYANTSE non è un monastero ma un complesso di scuole, appartamenti, collegi monastici risalenti al 1418.






TASHILUMPO sede attuale del Panchai Lama  fondato nel1447 dal primo Dalai Lama. Nel corso dei secoli i cinesi hanno saputo sfruttare la carta del Panchai Lama  per controbilanciare il potere del Dalai Lama. L’atmosfera oggi è molto degradata come in altri monasteri, i monaci sembrano veri e propri funzionari al soldo dei cinesi maneggiando danaro con notevole destrezza, anche se sono convinto che sia presente una maggioranza che resiste.





SAKYA risale al  XIV sec. Epoca in cui Sakya Pandita fu invitato alla corte di Gengis Khan e il nipote Kublai si convertì al buddismo in segno di ringraziamento. Kublai attribuì a Sakya il potere temporale e spirituale su tutto il Tibet. Di architettura mongola Sakya gode di uno statuto speciale.  Dichiarata regione indipendente dal XIV sec, non era soggetta neppure al Dalai Lama ed anche oggi gode di una discreta autonomia.




Siamo ai piedi dell’ Himalaya, il nostro obbiettivo è  l’Everest  ed io che mi sento prigioniero delle  grandi città mi sento impreparato a scenari di queste proporzioni che si allargano e si dilatano verso l’infinito in questa esplosione di colori.  Qui il tempo si è fermato. Queste catene montuose sono imponenti, maestose e vitali…. Influenzano in maniera significativa le condizioni climatiche e atmosferiche di tutta l’Asia. Qui nascono i principali fiumi asiatici, il Gange, l’Indo, lo Yangtze, il Mekong  ed altri ancora, da queste acque deriva la vita e la morte del 50% della popolazione mondiale. 











Siamo finalmente al campo base mt 5200,  davanti a noi l' Everest il coronamento di un sogno.
Quì parlano le immagini.






DHULIKEL  la raggiungo attraverso bellissimi paesaggi nepalesi fatti di risaie , un balcone sull’ Himalaya che a causa della foschia mi è stato impossibile vedere. Peccato perché dalla camera dell’albergo sarebbe stato un ricordo indimenticabile.





CHANGU NARAYAN il posto è incredibile, ho l’inpressione di fare un balzo nel tempo e di trovarmi catapultato in pieno medioevo. Mentre percorro i viottoli rimango affascinato da edifici  antichissimi finchè si arriva al tempio che sbalordisce per le raffinate decorazioni, il tutto immerso nella pace e serenità del luogo. Questo tempio è uno dei piu’ antichi  e si dice che la storia scritta del Nepal cominci proprio da qui, con iscrizioni fatte incidere dal re Manadeva nel 564.  





BHAKTAPUR è un posto dove regna un’atmosfera particolare. Tra questi edifici c’è qualcosa di irreale, questa città è un grande museo vivente e ci si sente come comparse in un palcoscenico.
Fondata nel X sec.  fu edificata secondo una pianta a Mandala.


La città è racchiusa  in un triangolo magico che la protegge con i tre templi di Ganesh ai vertici.  Bhaktapur dominò politicamente e culturalmente il Nepal fino alla conquista di Gurkha nel 1769. Da allora è sempre stata un mondo a parte, economicamente autosufficente e armata di spirito indipendente. La maggioranza degli abitanti di una certa età parla il Newar nella forma più pura che si possa trovare nel paese.











Swayambunath  è un luogo di pellegrinaggio suggestivo,  dal quale si può ammirare una vista mozzafiato, con  lo stupa più antico della valle considerato uno dei primi santuari Buddisti del mondo fondato 25 secoli fa. 




Katmandu,  che dire…. È una delle città più inquinate del mondo. Il traffico in centro è insopportabile,  l’inquinamento da gas di scarico rende l’aria irrespirabile per non parlare dell’immondizia che ingombra gli angoli delle strade e le sponde dei fiumi, vere e proprie discariche a cielo aperto. Decisamente Katmandu non è quella che immaginavo . Sembra una contraddizione ma i monumenti in questo giardino Himalayano sono fantastici. Peccato non sia stato intrapresa una seria politica di salvaguardia del patrimonio artistico e culturale anche se la valle di Katmandu è stata classificata dall’ Unesco parimonio dell’umanità. Percorrendo la città vecchia ho un’idea di come potevano  essere le  città europee nel medioevo. Fondata nel 949 è situata a 1350 metri di altitudine. Katmandu è la capitale economica e culturale del paese ma conserva aspetti di cittadina medioevale ed è proprio in questo che risiede il suo fascino.











Bodhnat santuario del buddismo tibetano, l’origine dello stupa è un po’ oscura tuttavia si ritiene sia stato costruito dal re Monadev nel V sec a.C. Attualmente il villaggio è popolato da profughi tibetani fuggiti in Nepal.






Pashupatinath è uno dei luoghi più sacri del paese. Bagnato dal fiume Bagnati, il nome deriva da uno dei tanti nomi del dio Shiva ed è venerato da tempi antichissimi. L’accesso al tempio è riservato ai soli indù e l’unica statua visibile dal cortile esterno è quella del toro Nandi
( veicolo di Shiva ). 


Nel cortile principale è possibile scorgere asceti che vivono ai margini del mondo con la fronte segnata da tre segni orizzontali. Qui la cremazione ha lo stesso valore di Varanasi. I corpi vengono orientati verso nord in direzione dell’ Himalaya culla degli dei.



Siamo alla fine del nostro viaggio a pochi km da Katmandu, in mezzo a colline lussureggianti dove la natura la fa da padrona.



Visitiamo un luogo sacro agli Indu dove i fedeli con una paziente fila aspettano……….


Non c’è niente di più difficile al mondo che ammazzare qualcuno. Forse gli scarafaggi fanno un’eccezione. Ma tutto il resto muore a fatica, lotta per rimanere vivo. Il gemito di una capra faccio fatica a descriverlo, ma gli occhi ……….. gli occhi della capra sono talmente …………..umani.
Che il sacrificio abbia inizio……..


Voglio salutare i miei compagni di ventura Magda e Olimpio, la nostra guida Nepalese Joshi  che con la sua professionalità e pazienza ci ha sopportato durante il nostro soggiorno.


La nostra guida tibetana  Diki, di cui conservo un buon ricordo,  ed il nostro autista che mi ha insegnato qualche parola in tibetano, ed a tutti quelli che hanno collaborato con noi,  grazie a tutti.



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